Saturazione.. troppa. Il bombardamento delle immagini social degli ultimi tempi mi ha nauseato. Superflui, narcisistici e spesso fasulli molti post cercano di apparire e mostrarsi, ricercando appagamento nel consenso piuttosto che nel condividere un sentire interiore o un modo di vedere la vita.
Questi smartphone .. maledetti! Siamo dei tuttologi. Grazie alle varie APP crediamo di aver sviluppato una forte creatività, diventando tutti fotografi, poeti e artisti, mancati modelli/e (qualcuno porno-divi)… proprio perché non sopportiamo essere banali e vogliamo lasciare un segno della nostra esistenza. In un mondo social-tecnologicamente digitale la natura non è prevista, l’uomo 3.0 è come se fosse chiuso in una bolla, è solo, ma allo stesso tempo è collegato con gli altri. L’apparire si oppone all’autenticità.
Ho dovuto prendere tempo.. prendere le distanze. Ho sentito l’esigenza di staccare la spina del mio racconto e capire quello che veramente è essenziale e significativo. Essere autentici significa vivere in contatto con la parte più vera di sé. Significa non avere più bisogno di nascondere a sé stessi le proprie parti incompiute e fragili… CheVeLoDicoaFare? La spinta che mi porta ad esprimere la mia interiorità è forte!
Ri-comincio da me, da quello che per me è Fotografia e Vita: intimità, verità, luce. Metto via il mio smartphone.. riprendo in mano la macchina mirrorless.. più pesante, più ingombrante, più passaggi per la condivisione… e ri-comincio a guardarmi… mettendo a nudo anche le mie ombre. Guardare non è solo un atto percettivo, s’intreccia con il vissuto, la storia e la memoria di ogni persona…. è un mondo… qui è il mio mondo.